Giustizia femminista

Materiali e report degli incontri del gruppo di riflessione politica di Lìbrati sul tema della giustizia femminista

 

Scritti delle partecipanti al gruppo di giustizia femminista

Durante gli incontri mensili del gruppo di autocoscienza che ragiona sulla giustizia e sulla violenza, le partecipanti sono invitate a mettere per iscritto le proprie riflessioni, sia come punto di partenza per la discussione sia come momento di restituzione dopo l’incontro. Qui i contributi prodotti finora. Riportiamo le prime righe di ciascun intervento e alleghiamo poi il pdf da scaricare.

Lucia, Strategie di vita libera in famiglia: desiderio di essere amate, desiderio di essere libere

Soffermandomi su ciò che è emerso nell’incontro precedente, condensato nello scritto “Pratiche di giustizia femminista: strategie di vita libera”, mi è venuto spontaneo riprendere in mano il libro di Marina Valcarenghi “Senza di te io non esisto” ed. Rizzoli e riflettere, partendo da me, se nell’ambito famigliare il desiderio di amare e quello di essere libera si possono realizzare.
Ho ripercorso la mia vita considerando questi due desideri e mi sono ricordata che sono sempre stati presenti entrambi con forza e intensità diversa e talora anche in conflitto fra loro. Ci sono stati momenti in cui il desiderio di essere amata era talmente forte che prevaleva su quello di essere libera. Tutti vogliamo essere amati, desideriamo una presenza e soffriamo per la sua assenza, ma questo è diverso dal non poter vivere senza l’oggetto d’amore, dove l’io può facilmente diventare subalterno all’oggetto d’amore.
Lo studio, il lavoro, l’impegno sindacale e politico, il confronto e l’amicizia con le donne, la psicanalisi, la psicosintesi, la scrittura autobiografica e la scoperta e il potenziamento dell’affettività nelle sue varie forme e declinazioni mi hanno aiutata nel tempo a dare concretezza al desiderio di libertà, a praticare l’indipendenza, cioè la pratica a rinunciare a delegare parti significative della mia personalità ad altri in cambio di garantirmi l’amore.

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Ilaria Durigon, C’è un silenzio che sa e uno che non sa

Doveresa è una premessa sul metodo che stiamo cercando di adattare con questo gruppo, un tema che è venuto fuori l’altra volta come spunto su cui riflettere insieme.

Il metodo-non-metodo che mi immagino/potremmo seguire (è una proposta di condivisione), che è più “un disordine consapevole” che un metodo. Parlare per urgenze, per necessità, in maniera scoordinata, prima una poi l’altra poi ancora una, passando da una storia all’altra, da un argomento all’altro senza un approfondimento sistematico – una riflessione – organizzato – è effettivamente, inconfutabilmente, un modo disordinato di procedere, come quelle piogge estive che si abbattono su un terreno e creano improvvisi fiumi ma non arrivano a bagnare in profondità, almeno questa è l’impressione… ma penso posssa essere l’unico sistema e il più efficace se agito con consapevolezza. Un disordine da promuovere pena l’arenarsi della discussione che perderebbe, a mio avviso, di quella spontaneità che obbliga – ed è un ossimoro – le parole vere ad uscire, per conservare l’intenzione. Se la violenza è il tema, le parole vere sono quelle che non vorremmo dire, che non conoscono ordine perché tale ordine non è ancora dentro di noi.

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Fiorella, Appunti per il 14 aprile

Mi sono chiesta quando avviene la trasformazione, quando una donna decide di prendere la parola e svelare il nucleo profondo dell’esperienza? Credo che la decisione avvenga con la relazione, con la pratica politica, quando si riesce ad accedere al proprio sentire. Maria Zambrano dice che “pensare è decifrare ciò che si sente”. E’ un sintomo fisico, una sensazione forte di dire finalmente la verità, di non nascondersi più dietro la vergogna, la paura, il disagio, il silenzio, si va nel nucleo profondo dell’esperienza. Per fare questo però ci vuole tempo, tanto tempo, è un continuo tornare e ritornare sull’esperienza, verso l’origine.

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Ilaria Durigon, Era il silenzio una forma di sedizione

Il silenzio di chi vive episodi di violenza è uno degli aspetti più importanti su cui interrogarci. Solo capendo fino in fondo -in tutte le sue implicazioni politiche e personali – ciò che muove al silenzio si può aprire la strada alle parole, alla nominazione delle esperienze.

Tutte noi abbiamo avuto esperienze di silenzio, il non detto femminile ha una storia lunga secoli. Sappiamo anche che questo silenzio non significa complicità, accondiscendenza, o ancor peggio passività. Occorre smentire la retorica che vuole le donne silenziose perchè ‘vittime’. Essere considerate tali è forse una delle più potenti spinte per cui le donne non parlano. Meglio tacere che essere etichettate come soggetti bisognosi di tutela.

Continua a leggere, scarica il pdf: Ilaria Durigon_Era il silenzio come forma di sedizione

Lucia, Silenzi, parole e giustizia femminista

Il non detto femminile, il tempo della sua espressione e trasformazione.

Molti sono gli aspetti interessanti emersi le due volte precedenti. Io mi sono soffermata sul problema posto da Cristina, su come dar voce alle donne con cui lavora. Lavora in un contesto del 99% di uomini con problemi con la giustizia, molti dei quali immigrati, dove nel processo di recupero sono presenti anche le loro compagne con i loro silenzi complici o costretti. Di queste donne percepisce la sofferenza, perché sono le vittime vere e lei si pone il problema di cosa fare perché il non detto femminile si esprima.

Già la volta precedente ci siamo espresse sulle difficoltà reali che si incontrano nel tentativo di dar voce a queste donne.

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Marianita su pratiche di giustizia femminista

Nell’incontro del 20 gennaio è stata ribadita da più voci l’importanza della parola scritta e allora ho deciso di buttare giù qualche riflessione rispetto al cammino che abbiamo intrapreso in questo gruppo prendendo spunto da quanto è stato detto la scorsa volta. So che le parole possono avere più significati e possono essere intese in modi diversi, ma leggendole qui, davanti a persone che condividono un percorso basato innanzitutto sull’ascolto, penso che ci capiremo.

Vorrei cominciare col dire che il luogo di incontro, ascolto, riconoscimento tra donne che si raccontano e si mettono in gioco e – nel fare questo – gettano le basi per cambiare se stesse, le altre e il modo di pensare e di agire nella realtà in cui vivono, questo luogo ha cominciato a prendere forma nell’incontro del 20 gennaio scorso.
Infatti abbiamo ascoltato storie diverse, ma tutte ugualmente significative, che hanno messo in luce come il patriarcato sia ancora presente con la sua violenza nella vita delle donne, come abbia ingaggiato una dura lotta per non perdere il suo potere. Ma abbiamo ascoltato anche come contro questo potere le donne stiano prendendo parola, perché le parole sono importanti, perché – come ha scritto qualcuna – “nominare un’ingiustizia significa dare un mezzo per pensarla e questo precede la creazione di un movimento per eliminarla”. Abbiamo cominciato – parlando – a distruggere la “normalità” della violenza maschile, a smascherare le modalità con cui la società patriarcale tramanda e inculca la sua visione del mondo, a incepparne i meccanismi; così la parola diventa azione, azione politica che mira a cambiare la cultura dominante. Educazione e sorellanza sono state indicate come condizioni necessarie per il cambiamento, ma soprattutto è stata ribadita l’esigenza di partire da sé.

Continua a leggere, scarica il pdf: Marianita su pratiche di giustizia 17.2.2019

Incontro Il passo avanti. Pratiche di giustizia femminista

Il primo incontro del gruppo di riflessione politica intorno al tema della giustizia femminista e delle sue possibili pratiche. Questo incontro è l’esito di un percorso iniziato da un anno, in cui abbiamo lavorato e ragionato sulle esperienze del Tribunale delle donne di Belgrado e sulle possibili pratiche di giustizia femminista.

Incontro del gruppo di riflessione politica del 27 maggio

 

Appunti sull’incontro del 6 maggio 2018 a Padova, libreria Librati

Il gruppo di riflessione politica di Lìbrati si è incontrato domenica 6 maggio alle ore 10:00. Qui di seguito trovate un report redatto da Marianita De Ambrogio su quanto è emerso durante l’incontro. Dopo il report, in allegato un file scaricabile con le recensioni complete di due volumi che sono stati oggetto di discussione durante la mattinata, si tratta di Crimini contro le donne di Francesco Roja e di L’amore che non è di Giampaolo Trevisi.

RECENSIONI DEI LIBRI LETTI DA MARIELLA

Fabio Roia, Crimini contro le donne. Politiche, leggi, buone pratiche, Franco Angeli 2017.

Roia è un magistrato; riporta la creazione nel 1992 a Milano di un pool di magistrati che si occupi di reati in famiglia; il pool collabora con la polizia giudiziaria, con associazioni, con la polizia in merito all’andamento del colloquio con le donne vittime di violenza. E’ un approccio fuori dagli schemi, e le denunce aumentano. Il pool fa convegni nel 1997, 2003, 2007, per migliorare la risposta giudiziaria alla violenza contro le donne. La convenzione di Istanbul è del 2011, e seguono anche direttive del Consiglio d’Europa per riconoscere tutela alla donna. La tesi del libro è che il processo può essere sia un trauma che una guarigione. E’ un trauma (vittimizzazione secondaria) se le persone delle istituzioni, a tutti i livelli, non sono preparate e in preda a pregiudizi, che diventano errori tecnici. Può essere una terapia il processo condotto con empatia, riconoscimento, verità, perché risponde al bisogno della donna di essere creduta da un terzo. Anche dopo Istanbul le leggi e le normative nazionali ed europee non sono ancora state aggiornate per quanto riguarda la formazione degli addetti, lo sportello delle vittime, la loro tutela. I suggerimenti: la rapidità dei processi, l’anticipazione di testimonianza che evita alla vittima il confronto con l’accusato e i suoi difensori, la garanzia alla donna dello “stato di vulnerabilità”.

Gianpaolo Trevisi, L’amore che non è, Gabrielli editori 2017

Una raccolta di 13 storie, in parte vere in parte verosimili, da parte di un poliziotto che parte dalle proprie esperienze. Individua anche modi e atteggiamenti importanti da evitare, e altri da tenere, nel dialogo con le donne vittime di violenza.

Femminismo ed esperienza giuridica. Pratiche, argomentazione, interpretazione, a cura di Anna Simone e Ilaria Boiano, Efesto 2018

La giustizia è madre, mentre la legge è padre; la legge deriva dal bisogno di giustizia, viene dopo, si occupa di ciò che è lecito, non di ciò che è giusto. Le donne fanno fatica ad entrare nella legge, nella cultura giuridica costruita dagli uomini. Le donne hanno bisogno di costruire una contro-narrazione che i tribunali ordinari non permettono. Importante anche la ricostruzione del contesto da parte di esperte come mediatrici. E’ una giustizia riparativa che non proviene dal diritto, ma mediante la quale si costruisce la Storia.

INCONTRI CON ALTRI GRUPPI

  • Donne CGIL: dell’assemblea dell’8 marzo sono stati raccolti gli interventi per farne un opuscolo. All’incontro del 17 aprile erano presenti delegate di varie categorie, oltre alla segretaria confederale che ci ha informate della decisione di preparare un opuscolo sul lavoro delle donne, da presentare al congresso CGIL, e della convenzione col Centro Antiviolenza per la questione delle molestie sul posto di lavoro. Su questo tema c’è un grande interesse al confronto e al dialogo di tutte le delegate, si sente il bisogno di formazione, anche per i maschi; è però un percorso solo all’inizio, all’interno del sindacato.

  • RIDIM Rete Italiana Donne Immigrate: l’incontro è avvenuto a seguito dell’incontro di Firenze, allo scopo di cercare realtà coinvolgibili per la prevista sessione di genere del Tribunale Permanente dei Popoli. RIDIM ha ribadito che la realtà delle immigrate è molto varia e complessa, non ci sono solo quelle arrivate con i barconi, ma anche chi è già qui, magari da molti anni ma ancora in difficoltà, casi di tratta, sfruttamento delle badanti, ecc., tutte vittime di violenza istituzionale, accanto a forme specifiche di violenza. Come gruppo si sentono un po’ usate, è richiesta la loro partecipazione magari a livello accademico, ma senza alcun seguito.

  • LUNA ACCOGLIE DONNA, una cooperativa che gestisce un gruppo di donne africane richiedenti asilo. La gestione dell’accoglienza delle donne rifugiate è più complessa e difficile di quella degli uomini che hanno solo il problema del lavoro. Hanno ribadito l’importanza dei figli per queste donne, le difficoltà ai ricongiungimenti; sono disponibili a raccontare il lavoro che stanno facendo e le loro difficoltà.

DISCUSSIONE E PROPOSTE: costruire insieme una iniziativa per rendere pubblico quello che stiamo facendo e per approfondire.

Domande:

Lo scopo principale è un nostro approfondimento o vogliamo rivolgerci al l’esterno?

Il problema non è trovare le testimonianze, è: cosa vogliamo fare?

Come rapportarsi, come donne, alla magistratura?

Dalla discussione:

Non c’è una contrapposizione tra approccio femminista e magistratura o approccio giuridico: quest’ultimo dovrebbe potersi confrontare con le testimonianze e le storie delle donne; c’è anche un margine di cambiamento nella cultura giuridica, senza neppure cambiare le leggi, ma non possiamo farlo noi; per fare questo dovrebbero esserci persone interne (professionalmente, avvocate/i, magistrati) abbastanza sensibili con cui poter parlare, che si facciano carico delle cose da cambiare. Anche utile parlare di risarcimento economico, cosa che si può fare solo in tribunale.

Noi non possiamo chiedere sempre alle donne di denunciare le violenze, ogni storia è diversa, per chi subisce violenza la cosa più importante è essere creduta, il riconoscimento e il bisogno di verità, nell’empatia e cura.

Per il nostro approfondimento giuridico è utile sentire delle professioniste, avvocate, ma abbiamo bisogno anche di altre persone di riferimento, per entrare nel concreto, per riconoscere le molestie, per avere testimonianze e storie vere.

Proposta: un laboratorio, aperto e pubblico, con esperte giuridiche e non solo, per confrontarsi con le testimonianze concrete, da preparare insieme ai gruppi e alle persone contattate, per settembre-ottobre.

Può essere un ciclo di incontri, ad esempio 4, su 4 forme di violenza diverse; fare questa proposta di lavoro ed individuare le esperte.

E’ necessario avere un titolo, un insieme di parole per noi importanti, e la raccolta di testimonianze.

Dovrebbe anche prevedere una prospettiva di incontri ulteriori. Si tratterebbe infatti di una tappa di un percorso che deve proseguire.

Per il prossimo incontro si scriverà una breve pagina per presentare la proposta, nel frattempo contatteremo i gruppi con cui siamo in contatto per informarli dell’intenzione di cotruire questo laboratorio e chiedendo se sono disponibili a costruirlo insieme a noi.

Prossimo incontro alla Libreria delle donne il 27 maggio con la proposta, la lettura e recensione dei libri e la preparazione ai prossimi appuntamenti.

Recensioni Crimini contro le donne e L’amore che non è a cura di Mariella Veronese.

Report dell’incontro di marzo 2018

Innanzitutto si è riferito sugli incontri avuti con il Centro antiviolenza e con Alessandra Stivali della segreteria CGIL e sull’incontro sul Tribunale dei Popoli tenutosi a Firenze presso Il Giardino dei ciliegi.

– Incontro col Centro Antiviolenza: erano presenti circa 30 giovani che collaborano a vario titolo con il lavoro del CAV.

E’ stato sottolineato che il CAV ha sempre difeso la privacy delle donne che ad esso si rivolgono, il suo ruolo è essenzialmente di ascolto e protezione delle donne, tuttavia alcune delle presenti cominciano a pensare che l’intervento personale non sia sufficiente e vedono come prospettiva futura quella di incoraggiare le donne a prendere parola pubblica. Anche dalla loro esperienza le aule di giustizia si rivelano luoghi di ingiustizia dove il ruolo della vittima è minimo e quindi non insistono sul ricorso sul contenzioso giuridico. Si sentono isolate e hanno il desiderio e l’esigenza di collaborare con gruppi e movimenti esterni. Sono disponibili a collaborare, magari per iniziative culturali, come sono state le proiezioni del film “Ma l’amore c’entra?” e del documentario “La forza delle donne” realizzate la settimana scorsa; non si è, però, riuscite a tradurre questa disponibilità in una proposta concreta di lavoro.

– Incontro con Alessandra Stivali: molte donne in difficoltà – per molestie sul luogo di lavoro, discriminazioni ecc. – si rivolgono al sindacato, ma, una volta risolto il problema, spariscono.

Le problematiche sono tantissime e alcune molto pesanti come quella di una dipendente di una piccola ditta di pulizie che veniva fisicamente picchiata dal datore di lavoro. Le istituzioni non sempre aiutano; per esempio una donna, che voleva abortire, è ricorsa a 23 strutture ospedaliere, ricevendo rifiuto, alla fine è stata aiutata dal sindacato a trovare una struttura disponibile, ma ha voluto denunciare pubblicamente il suo iter, ottenendo come risultato una denuncia a lei stessa e al sindacato. Il sindacato cerca di evitare il contenzioso perché l’esito è quasi sempre negativo, preferisce puntare alla riconciliazione e al risarcimento utilizzando il Codice delle Pari Opportunità. A livello nazionale è stata lanciata una formazione sulle questioni di genere esclusivamente per i sindacalisti maschi (non molto gradita in realtà), infatti c’è grande necessità di un cambiamento culturale. Si può organizzare un incontro con il coordinamento donne della CGIL, c’è un’esigenza di condivisione.

– Incontro di Firenze: Poche le donne presenti alla riunione. La Rete No Muri No Recinti ha riferito sulla richiesta, avanzata dalle donne spagnole e accolta, di una sessione di genere della prossima sessione del Tribunale dei Popoli, avendo riscontrato l’invisibilità, e la scarsa presenza, nelle sessioni precedenti, di donne migranti e delle specificità che le riguardano. Il TPP ha già svolto più sessioni sulla questione delle migrazioni (Barcellona-luglio 2017, Palermo-dicembre 2018, Parigi-gennaio 2018); le sessioni hanno trattato diverse tematiche e hanno emesso sentenze, anche dure.

L’obiettivo della sessione di genere è fare emergere la specificità delle situazioni che le donne e le violenze che subiscono nelle varie fasi della migrazione: nel paese di origine, nel viaggio e nel transito, all’arrivo nel paese di destinazione. La sessione di genere si terrà a fine giugno o inizio luglio. Le giurate saranno donne, come pure le testimoni e le esperte (ci saranno Judith Butler, Luisa Morgantini, Stasa Zajovic).

E’ previsto un incontro preparatorio a livello internazionale a Barcellona tra il 9 e il 14 di aprile.

A Firenze si è sottolineato che questa sessione può essere solo l’inizio di un percorso perché i tempi sono stretti e non permettono un lavoro come quello del Tribunale dei Balcani. Le testimonianze delle donne sono difficili da raccogliere, si potrebbero utilizzare testimonianze indirette (ad es. attraverso mediatrici che hanno lavorato con le migranti e possono riferire le storie personali che hanno saputo da loro), e/o riportare testimonianze indirette collettive; registrare testimonianze in modo anonimo.

Dal dibattito sono emerse queste conclusioni:

  • Viene ribadita l’importanza di far conoscere le storie delle donne, è necessario quindi raccogliere testimonianze, anche mediate e anonime, ma dettagliate, discuterne e farle conoscere per passare dal privato al pubblico.

  • Chiedere un incontro al coordinamento donne della CGIL in vista di un loro coinvolgimento per la raccolta di testimonianze.

  • Continuare a riflettere sul rapporto donne – giustizia (Mariella preparerà una scheda sul libro di Fabio Roia (Crimini contro le donne. Politiche, leggi, buone pratiche, Franco Angeli 2017).

  • Pensare ad organizzare un evento pubblico in collaborazione con il CAV, le donne del sindacato e altre realtà per parlare di GIUSTIZIA FEMMINISTA con testimonianze e interventi di esperte.

Alla fine abbiamo visto uno spezzone della trasmissione di Riccardo Jacona, Sesso e potere, dove è stata presentata l’interessante esperienza pilota in atto nel tribunale di Tivoli su come trattare le violenze contro le donne).

 

Gruppo di riflessione politica, incontro di marzo

Durante l’incontro di marzo abbiamo proseguito con la riflessione intorno al tema della giustizia femminista a partire da altri due contributi: Femminismo e processo penale di Ilaria Boiano e La citta divisa di Nicole Loroux, di cui riportiamo due brevi estratti.

Ilaria Boiano, Femminismo e processo penale, Ediesse 2015 Scarica allegato

Nicole Loroux, La citta divisa, Neri Pozza Editore, 2006 Scarica allegato

 

Report dell’incontro di febbraio 2018

Proposta di Bruna: individuare luoghi della violenza e dell’abuso (MAPPATURA) e contattare gruppi di donne e/o associazioni che vi lavorano.

I luoghi di cui si è parlato o che, quanto meno, sono stati citati:

  • Mura domestiche – è già in programma per il 26 febbraio un incontro di Donne in Nero e Centro Pandora con il Centro Antiviolenza di Padova per parlare di giustizia femminista e di esperienze avute con la giustizia istituzionale; in quella sede si farà richiesta di collaborazione alle operatrici del Centro Antiviolenza.

  • Luoghi di lavoro – come esempio si è ricordato il processo che si terrà il 5 marzo a seguito della denuncia presentata da una lavoratrice di Conselve nei confronti del suo capo che l’aveva ripetutamente molestata. Nella CGIL, anche se finora rispetto alle denunce di molestie nei posti di lavoro è stato tenuto un profilo basso, la segretaria Alessandra Stivali si sta muovendo su questo tema per il quale è molto interessata ed è disponibile ad un incontro purché dopo l’8 marzo. E’ da capire come si stabiliscono le differenze salariali fra uomini e donne; il punto è come si costruisce il salario, come è stata la storia del lavoro di ciascuna come donna. Inoltre si auspica la trasparenza degli stipendi, soprattutto nel privato, per rompere situazioni di comodo.

  • Aule di giustizia – “Aula di giustizia come luogo di ingiustizia” riassume molte delle considerazioni che ci siamo scambiate. A partire dalle 250 domande preparate dai difensori dei carabinieri denunciati per violenza sessuale dalle due studentesse americane a Firenze (domande che andavano da “Lei trova affascinanti, sexy gli uomini che indossano una divisa?” a “Lei indossava solo i pantaloni quella sera? Aveva la biancheria intima?” etc.), si è osservato che nel dibattimento la donna vittima può solo rispondere a domande e che lei è allo stesso livello del violentatore perché entrambi devono essere tutelati. Quindi ha importanza individuare quali sono le domande che si possono fare e quali non fare all’interno di un processo, quali sono pertinenti e quali non pertinenti e soprattutto capire quali domande le donne vorrebbero che venissero loro rivolte. Il fatto che il giudice del processo di Firenze abbia potuto cassare alcune domande indica che ci sono contraddizioni e che in queste si può lavorare (vedere il libro “Crimini contro le donne” di Roia). Ci si è chiesto se c’è una rete di avvocate che lavorano con le associazioni di donne; certamente il Centro Antiviolenza ha esperienza e contatti con alcune avvocate, ma sembra che ci siano singole avvocate interessate senza, però, gruppo o rete di riferimento. Dal libro di Ilaria Boiano si ricava che la qualità di un processo cambia quando ci sono avvocate che si schierano. Su questi temi si può contattare Barbara Spinelli di Bologna.

  • Migrazioni – è stata citata la rete “No muri, no recinti” che si occupa di donne migranti e che organizza per sabato 17 marzo un incontro a Firenze al Giardino dei Ciliegi per preparare il contributo italiano alla sessione di genere, proposta dalle spagnole, del Tribunale dei Popoli dedicato ai migranti nella sessione del prossimo giugno a Barcellona (la prima sessione è stata a Palermo nell’autunno scorso). I contatti con le migranti sono difficili da stabilire e da tenere: alla proposta di andare a trovarla, Isoke ha risposto che non ha tempo perché troppo presa dagli impegni quotidiani della sua associazione che segue ragazze fuoriuscite dalla tratta; pesanti stereotipi condizionano le ragazze straniere, per esempio una studentessa universitaria rumena viene considerata una prostituta solo perché rumena che non ha problemi economici; nel comune di Cadoneghe dopo due anni di corso di italiano con babysiteraggio le donne straniere partecipanti non conoscevano sufficientemente la lingua per poter raccontare la loro storia.

  • Università, scuole – cercare un incontro sui temi della giustizia femminista con le giovani di Non Una Di Meno perché anche l’università è luogo di ingiustizie.

  • Ospedale – per la sanità è diverso essere donne o uomini e non solo nell’ostetricia, ma anche in vari altri ambiti, il farmacologico, particolari malattie specifiche delle donne, etc.

  • Esercito – a Vicenza alcune soldatesse americane hanno iniziato a sporgere denunce per violenze sessuali nei confronti di colleghi maschi.

  • Mass Media – Il prossimo incontro di Incroci di Genere è dedicato a questo argomento. Sarà presente la Zanardo.

Non si può intervenire in ogni ambiente, ma creare una situazione virtuosa che traina. E’ stata inoltre ricordata la necessità di partire sempre dalle testimonianze, cosa che spesso non capita, per esempio nei convegni sui migranti la voce dei migranti non si sente. Infine si è richiamata l’iniziativa delle scatole di NUDM per l’8 marzo con l’invito all’unità del movimento. A conclusione Ilaria ha fissato il prossimo incontro per l’ultima domenica di marzo, il 25/3; prima invierà a tutte un estratto del libro di Ilaria Boiano che troverà interessanti; il compito di tutte resta la mappatura dei luoghi della violenza e delle associazioni che vi lavorano.

Materiale sulla giustizia femminista

Proseguiamo il lavoro sul tema della giustizia femminista, con alcuni materiali utili.

Marianita De Ambrogio, Il tribunale delle donne: un approccio femminista alla giustizia, Sarajevo, 7 – 10 maggio 2015   Scarica allegato

Sara De Vido, Il Tribunale delle donne in Sarajevo. Una prospettiva giuridica internazionale tra democrazia e memoria collettiva  Scarica allegato

Lepa Mladjenovic, Storia del secondo festival della memoria delle donne violentate durante la guerra, Chimaltenango, Guatemala, 24-28 febbraio 2011  Scarica allegato

Primo incontro sulla giustizia femminista

All’interno del gruppo di riflessione politica di Lìbrati, che si ritrova ogni ultima domenica del mese abbiamo iniziato a lavorare sul tema della giustizia femminista a partire dal libro Il Tribunale delle donne. Un approccio femminista alla giustizia curato dalle Donne in Nero di Belgrado (pubblicazione acquistabile in libreria). Ecco il video dell’incontro.