Recensione del libro
Può una scrittura ricordarci con nostalgia ed allo stesso tempo con entusiasmo di quanto sia veloce e intensa una vita? Sylvie Schenk ce l’ha fatta: attraverso una prosa scorrevole, volutamente serrata e densa, ci tiene per mano, facendoci correre nei piccoli e grandi episodi della vita di una donna capace di emozionarsi, abbandonare luoghi, amare fermamente, riflettere sulla propria identità di straniera integrata, scegliere la direzione da dare alla propria esistenza.
Louise arriva a Lione per frequentare l’università qualche anno dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e, da ragazza nata e cresciuta un una piccola realtà di montagna francese, si trasformerà in una donna che lascia la sua terra natìa per seguire il marito, trasferendosi in Germania e lavorando come insegnante. Le amicizie fatte all’università, con le quali instaurerà un sodalizio lungo una vita, la famiglia d’origine lontana, i figli vicini (ma nella trama lasciati amorevolmente sullo sfondo), la complicità a singhiozzo con il marito, tutto questo si trova nel libro della Schenk e molto altro…
Mentre il racconto fluisce con la naturalezza di un’intima quotidianità attraverso le vicende incalzanti della protagonista, sullo sfondo si dipanano questioni politiche complesse da decifrare, lascìti di una Guerra finita ma per alcuni mai superata, domande etiche sulle quali persiste il dubbio di una scelta di campo, è meglio sapere oppure no quando le questioni riguardano le persone che amiamo?